La città ideale

Ultima modifica 27 dicembre 2018


Città ideale (fine XV sec.), dipinto di anonimo fiorentino, Walters Art Museum di Baltimora


Fin dall'antichità l'uomo ha dato un'importanza simbolica ed un senso estetico al luogo in cui ha abitato. Le epoche greca e romana, attraverso i canoni di bellezza e di armonia, hanno identificato la città come espressione reale dei trattati filosofici e artistici teorizzati nei diversi campi. Ne sono un esempio le città di Thurii fondata da Pericle e l'etrusca Marzabotto.

Nel Medioevo, in particolar modo nella cosiddetta età comunale, la città costituiva la rappresentazione delle volontà della Signoria e della famiglie che la governavano dividendo lo spazio urbano in luoghi simbolici e funzionali di rappresentanza, difesa, residenza e spettacolo. Le mura costituivano l'elemento che separa l'ordine dal caos, che protegge i cittadini e permette di svolgere le loro attività.

Nell'Umanesimo la riscoperta dei valori dell'antichità e la teorizzazione della prospettiva hanno dato un nuovo impulso alle città avviando un processo di confronto con le città ideali del passato, su tutte Roma e Atene. Filosofi e architetti hanno teorizzato la città ideale dapprima solo sulla carta (come il caso di Sforzinda dedicata al duca di Milano Francesco Sforza) e successivamente applicando regole geometriche e matematiche per costruirla.

Inoltre tra XV e XVI secolo, la tensione politica e militare che contraddistingue il territorio italiano, porta gli urbanisti e i trattatisti a formulare una nuova concezione di fortificazione che all'ideale estetico abbina quello militare e difensivo.

Dal Quattrocento, per allinearsi ai modelli e ai principi dell'antichità, si assiste alla progettazione di due tipologie di città: la riorganizzazione del precedente tessuto medievale (trasformazione) e la realizzazione ex novo (fondazione). Tali interventi possono essere puntuali come il Palazzo di Urbino e la piazza di Pienza oppure estendersi ad un'intera parte della città come Ferrara.

 


Pianta di Piazza Pio II, Pienza

 

Pianta di Ferrara


I Signori delle diverse Corti ne commissionano la progettazione ad architetti, artisti e urbanisti più rappresentativi come Bernardo Rossellino, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Leon Battista Alberti e Biagio Rossetti.

Anche Mantova, governata dai Gonzaga, si inserisce in questo processo di confronto con la città ideale e di rielaborazione dei valori classici. I Gonzaga della linea principale mirarono soprattutto a regolarizzare le forme e ad arricchire l'aspetto già monumentale della città medievale. Mentre i Gonzaga dei rami cadetti attuarono una politica diversa tesa a realizzare una città di fondazione, moderna e difesa. E' il caso di Sabbioneta e Guastalla dove Vespasiano e Ferrante Gonzaga applicarono i principi della città ideale ad un contesto di minori dimensioni e prestigio rispetto a Mantova e tuttavia promotori di nuove città-stato in grado di competere e relazionarsi con le maggiori potenze europee.

L'unica eccezione al costruire in città è rappresentata dal duca Vincenzo I Gonzaga che fonda nel 1595 la città-stato di Casale Monferrato. Costruita secondo i principi della città ideale fortificata, Casale sarà soprattutto un avamposto militare al centro dei contrasti politici tra Spagna e Francia. Verrà demolita in soli due mesi nel 1695.

 


Pianta di Casale


Allo stesso modo Carlo I Gonzaga di Nevers fonda una città e le attribuisce il suo nome: Charleville

Guastalla e Charleville rappresentano i principi della città ideale perché declinano in modo reale i concetti teorici, concretizzano il valore del ben vivere e innalzano la dignità del loro fondatore a figura mitica.
 


Pianta di Guastalla